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La Nazionale.

Non seguo il calcio, spesso l’ ho detto, ma seguo la Nazionale.

Credo di essere in buona compagnia, in questo trasporto unidirezionale che, secondo me, implica spinte che vanno oltre lo sport specifico. Infatti, alle Olimpiadi mi scateno e, se vedo in gara un "azzurro" qualsiasi….ecco che mi polarizzo e inizio a lanciare occhiate interessate. Certo, alcune batterie di quei mischioni del tipo  prima faccio una corsetta sugli sci di fondo-poi mi acquatto sotto un pilone e tiro a dei camosci cartonati- poi ritorno in piedi faccio tre piroette e mi misurano il tempo, ecco, faccio fatica a seguirle; in generale, però, tutto quello che sventola tricolore lo seguo.
La Nazionale di calcio è sicuramente in testa, anche perché  son soddisfazioni.

Ricordo, in particolare, quattro tornate.

Giugno 1970: sì,  io c’era  ed ero sufficientemente adulta, da poterla vivere con i crismi e i carismi del caso. 😉
Niente di eclatante: divano di casa mia, con madre, padre e fratello. Partita interminabile, urla che arrivavano dal terrazzo del condominio di sei piani dove abitavo con i miei, ( detto Condominio azzurro_ nomen omen_ per il colore delle piastrelline di rivestimento e dall’annesso altro condominio gemello.
Praticamente un "borgo" brianzolo trasformato in Fuorigrotta. Ad ogni goal si sentivano cadere le sedie nella casa dei vicini del piano di sotto ( che di cognome facevano Barzaghi).
Io e mio fratello attaccati al vaso dei pistacchi: allora erano un genere pressochè sconosciuto dalle nostre parti, ma mio padre, che viaggiava spesso in Iran per lavoro, ne portava a casa quantità illecite!
Partita indimenticabile…

Luglio 1982: camping Continental di Marina di Donoratico. Infognata con la roulotte in un vialetto laterale privo di aria di un grande Camping toscano, a gestirmi da sola due bimbe, una di nove mesi e l’altra di due anni e rotti.Temperature da palude amazzonica.
Partite viste, mentre le pargole ronfavano in roulotte, dalla veranda della vicina, anziana signora di Torino, in vacanza con figlia e nipotino dodicenne, che radunava tutti gli amichetti per l’ evento. Ad ogni urlo, temevo la sveglia delle assatanate e pregavo in silenzio.
La sera della finale c’erano anche mio marito e mia suocera, accorsi in mio soccorso. La situazione estremamente precaria di quella vacanza ( meriterà un post, prima o poi….), sarebbe riuscita ad appannarmi anche la gioia della vittoria.

luglio 1990: Ospedale Niguarda di Milano. Per non perdere settimane di scuola, decido di operarmi alla tiroide nel mese di luglio….Il Cielo punisce questo mio delirio, regalandoci un mese milanese tipo Bombay.
La sera di Italia-Argentina sono ancora nel Padiglione Carati, in attesa di conoscere la data dell’ operazione. Nel nostro camerone esiste il televisore di una paziente.
Gli infermieri e le infermiere di turno si chiudono da noi e si piazzano su un letto vuoto a vedere la partita….smadonnando se, nel frattempo, arrivano trilli di campanelli dalle stanze adiacenti
" Istu…a mò?"

Quando i nostri rigori vengono parati, si scatena il turpiloquio più imbizzarrito che mi sia capitato di sentire ( visto che le partite le ho sempre viste più o meno in  casa…).
Atmosfera da Obitorio. Fuori dai finestroni l’ aria pesante di Milano compartecipa al lutto nazionale….

giugno/ luglio 1994 Abruzzo_ Villaggi Hoba e Salinello.
Al bar dell’ Hoba di Giulianova vediamo la prima fase…siamo a fine giugno e il Camping è pieno di tedeschi:Ho-Ba, infatti sta per Holidays e Baviera.
L’ Italia continua bene o male a passare e si ride e si beve birra coi teutonici, che un po’ ci prendono in giro per le fortune nostrane e un po’ cercano di dimenticarsi dei loro guai.

La sera della
débâcle della Germania, la terrazza del bar strabocca di teste bionde. Le figlie seguono con apprensione gli umori dei loro amici Magnus e nonmiricordopiù il nome del secondo.
Noi "fintissimi" ci accodiamo alla disgrazia dell’ eliminazione. 😉


Al mattino il dramma: la nostra bandiera tricolore, che garriva al vento sul palo della veranda da giorni, è stata  rubata  in maniera ignominiosa.
Nella notte un gruppo di svizzeri-tedeschi, che avevano piantato le tende negli spiazzi oltre il nostro bungalow erano passati ubriachi e in piena gazzarra, di fianco alle nostre finestre. Scomposti e  visibilmente alterati, sembrava di averli nel letto.

Le bambine, con le lacrime agli occhi, decretano che sicuramente devono essere loro gli autori del misfatto e dichiarano guerra ad oltranza alla Confederazione elvetica.
Ci tocca ricomperare una bandiera e non è impresa facile in quei giorni.

La nostra partita simbolo, macché partita, il rigore, macché rigore, insomma BAGGIO...diciamocelo chiaramente questo nome, abbiamo la ventura di vedercelo al Villaggio del Salinello di Tortoreto, dove, per  prolungare di una settimana la vacanza, siamo riusciti a scovare un bungalow disponibile.

E lì si chiude il capitolo.

Di Francia ’98 ricordo solo l’ odiata pelata di Bartez, baciata in modo scaramantico dai compagni.
Solo vederlo ancora in circolazione mi suscita moti di stizza….OHIBO’.
Sulla Corea stendiamo veli, coperte, strapuntini e sudari.
Già ne ho parlato troppo.
Ieri, per diletto, sono entrata in un newsgroup francese di Letteratura italiana.
Già il titolo inopportuno di un thread " Allez les bleus" mi ha innervosita.
Quasi quasi entro e lancio un "J’ accuse" di OT che non finisce più !! 😉

Forza Azzurri !!!!