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Uffh…

Sabato sono finita al pronto Soccorso. Niente di grave ma, mentre me la stavo scialando all’ Ipercoop e, fatta la spesa, attendevo l’ arrivo del consorte con la macchina, ho iniziato a sentire dei fastidi al fianco destro. Un malessere diffuso che , passando i minuti, assumeva sempre più l’ aspetto di una mia vecchia conoscenza " la colica renale"!
Insomma, non appena possibile, mi sono scaraventata in macchina e, al marito che voleva portarmi alla Guardia medica, prima ho controbattuto debolmente che volevo andarmene a casa, ma, dopo un attimo, gi ho chiesto di andare al PS.
E bene ho fatto perché, nel giro di dieci minuti, già mi stavo leggermente contorcendo e sono stata ricoverata come bollino giallo! 😉

In effetti necessitavo di una flebo immediata che bloccasse il progredire del dolore.
Ringrazio l’ efficienza della struttura che, in pochi secondi, mi ha messa in una saletta, dove sono diventata subito la B1 e mi ha depositato nelle mani di due solerti infermiere e di una dottoressa.
Incredibile come, in quei momenti, uno si senta completamente nelle mani di chi ti cura e come tu ti senta protetta e rassicurata, in queste salette ad arredo verdesino, così linde, precise, brillanti ( il PS del nostro Ospedale è nuovo di pacca!)
Unico problema, dipendente dalla sottoscritta, la presenza di vene, anzi, direi, l’ assenza di vene decenti!
Fatti un paio di tentativi per braccio, andati a vuoto, ci si è rivolti al dorso della mano e anche lì, fallito il dx, alla fine il dorso sinistro ha dato il via libera, ma non alla normale farfalla, bensì alla "farfallina per neonati"…
Ma siamo seri! E’ normale che io che, all’ apparenza, sembro avere una struttura corporea decisamente presente, se non addirittura quasi massiccia, debba ritrovarmi queste ridicole vene sottosviluppate? >:-(
Eppure, purtroppo per me, è così! In inverno, poi, praticamente scompaiono nei bassifondi…
Comunque, alla fine la flebo è entrata e il dolore è progressivamente diminuito.
Nel frattempo mi hanno condotto a fare le radiografie e, una volta ritornata in saletta, sento la dott.ssa che, osservando le radiografie esclama:
" Orpo!"
" Sarebbe….?" chiedo perplessa e un pochino allarmata.
" Niente, ma vedo qui una specie di bottone. Sicura di non avere calcoli alla cistifellea?"
" Mai avuti, mentre in un paio di occasioni indimenticabili del passato ho avuto calcoli renali, quello sì!"
"Uhmm..vediamo con un’ ecografia di massima…"
E così dopo vari " faccia un bel respiro e tenga il fiato" alla fine crede di individuare nel rene destro un calcolo, responsabile del tutto e mi consiglia un esame urgente e approfondito per il lunedì.
Vengo dimessa e torno a casa.
Domenica, leggendo varie pagine sul web, scopro che i calcoli "grossi", vedi bottone, si eliminano solo o con bombardamenti o con laparo varie…..e già vedo che il Policlinico di Milano è specializzato in materia!

Ieri mattina, comunque, vado a fare l’ ecografia seria dove si scopre che il "bottone" per fortuna è una formazione calcificata di poca importanza ( così mi è stato detto) e il calcolo, di 7 mm è "sceso".
Ora devo controllarne l’ uscita, bevendo litrate di acqua…..
Situazione abbastanza fastidiosa, ma nel complesso, banale!

In ogni caso, delle due indimenticabili esperienze, la prima è stata di sicuro la peggiore. Era il 9 giugno del ’71. me lo ricordo per una curiosa associazione.
Insegnavo alle Medie e avevamo organizzato una gita al Rifugio del Parco Naturale del Gran Paradiso.
Vigeva la clausola ( credo ancora attuale) che proibiva le gite scolastiche dopo una certa data, che mi pare fosse il 30 aprile. Chiedendo al Provveditorato e dato il clima del Parco, avevamo ottenuto il permesso di recarci a giugno.
Bellissima gita, con una salita che ricordo infernale ( allora fumavo…) verso il rifugio.
Ad ogni tornante ( nonostante avessi 23 anni) io ero bloccata a riprendere fiato e venivo puntualmente sorpassata dagli studenti! Mi ricordo il sorpasso della Edinir che, presentatasi con le scarpe a tacchetto, era stata da me sollevata di peso con minacce varie!
"Ma vi avevo detto di mettervi le scarpe da ginnastica…Con ‘sti tacchetti cosa pensi di fare? Come ci arriverai al rifugio?"
Ovviamente Edinir ci arrivò un’ ora prima di me!!
Ma sui discorsi dei proff prima delle gite occorrerebbero ben altri approfondimenti….;-DDDD
Insomma, arrivata al rifugio lo spettacolo di famiglie di stambecchi che si rincorrevano sulle rocce fece passare in secondo piano ogni fatica.
Dopo il pranzo nel rifugio ( quella che mio marito definisce un’ impressionante memoria culinaria mi fa visualizzare un minestrone di verdure con fontina…) ;-D, decidemmo di scendere.
La discesa ( odiata dai veri arrampicatori), si rivelò per me un sogno insperato…
Balzellavo come una cerbiatta ( allora ero snella per diete e rinunce fisse) sul sentiero scosceso. Balza di qua e balza di là…e ogni tot mi fermavo a bere l’ acqua di un torrentello che costeggiava allegro il sentiero!
Salta e bevi e bevi e salta. Dopo un’ ora e mezzo arrivammo a Cogne e lì c’era il pullman che ci avrebbe condotti a casa.

Nella notte, all’ improvviso, una fitta insopportabilmente lancinante mi svegliò di soprassalto. Erano circa le due e , non volendo svegliare i miei, cercai di resistere ma, dopo un attimo, conati di vomito, dolori tipo  contrazioni da parto ( adesso li posso paragonare!) mi convinsero a emettere lamenti e a chiedere aiuto.
Insomma, nel giro di un’ ora arrivò il mio medico e dopo litrate di Fiuggi, il giorno dopo… "plin": nella vaschetta mi balzellò un sassolino…
Mi venne detto che ero stata fortunata ad espellerlo così in fretta.
In compenso, successivamente, mi comportai in modo un po’ beota. Lavato il sassetto, me lo tenni religiosamente sul piano della biblioteca per circa un anno, poi, un giorno, lo buttai in pattumiera.
Uno dei miei amici, che allora studiava Biologia e ora è il Primario del laboratorio analisi del nostro ospedale, al quale avevo raccontato il tutto, mi disse che avevo fatto la cosa più idiota che potesse esistere.
"Un calcolo va fatto analizzare, per la miseria!"
Vero, così avrei potuto capire da quali alimenti era stato provocato.
Insomma, se stavolta lo individuerò, lo farò mettere  sottotorchio! 😉

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Io e due alunne ad Aosta, in gita.