Sono rientrata dall’ennesima puntata nella Isla Blanca.

I progetti dei due “ibizenchi” ( figlia e yerno) si affastellano alla velocità della luce e, da parte mia, li ascolto, ma fino a quando non li vedrò trasferirsi fisicamente altrove, spero sempre di poterli venire a vedere lì…;-)
Dalla mia ho l’altra figlia, la Venexiana che, degna figlia di sua madre, adora Ibiza e vorrebbe tanto provare la vita isolana e non le riesce da anni.
Ovviamente, anche adesso, ha una serie di freni che non è il caso che io spaparanzi qui en plein air e che rendono un po’ complicato un suo immediato trasferimento.

Però rimane sempre il chiodo fisso!
Ibiza forever…;-)

Da parte mia, che cosa mi piace di questo posto, che possa giustificare l’apertura del cuore, non appena ne vedo profilarsi la sagoma, dal finestrino dell’aereo?

Appartengo alla generazione che aveva 20 anni nel ’68 e a quella apparteneva anche la minoranza di coloro che, tra gli anni ’70 e’80 hanno iniziato a fare i famosi viaggi in India, per ritrovare se stessi… o, più semplicemente si sono trasferiti a Ibiza, come hippies, acquistando a prezzi stracciati le finche bianche dell’interno dell’Isola, sparse come pecore, tra il verde dei mandorli, dei fichi e degli ulivi!

Finche che adesso si vendono a peso d’oro!!

Ma io, sinceramente, non ne ho mai bazzicati, mentre vanto un discreto numero di conoscenti che hanno percorso l’India, tornando devastati dal pollo al curry e con una dozzina di kili in meno!

Questo per dire che Ibiza, fino a quando non vi ho messo piede per la prima volta circa 4 anni fa, per me non rappresentava quasi nulla, se non un vago fastidioso rimando a discoteche, o a viaggi estivi di qualche alunno o conoscente.
Ovviamente il mio primo viaggio è stato da privilegiata, perché il moroso della figlia ha pensato bene di farmi fare un tour mirato, portandomi a vedere tutti gli aspetti più appariscenti e incantevoli.
La puesta del sol” vista dai dirupi di Santa Agnes, dopo una salita da fiatone; l’isola “magica” di Es Vedrà, le calette più spettacolari, quella di Benarrès, in mezzo ai pini, dove ancora qualche hippie suona i bonghi, che credevo evaporati da almeno 40 anni!!! :-).
La salita alla città vecchia ( Dalt Vila) che domina la città e compare su tutte le immagini turistiche de la Isla.
Le viuzze del porto, la Calle de la Virgen, i vicoli intricati de la Peña ( abitata da una comunità di gitani) che il moroso di Micol ci ha fatto percorrere un giorno, scortate da lui e dove non è raccomandabile inoltrarsi da soli!
Lì suo padre buonanima andava la domenica mattina, a farsi insegnare la chitarra flamenca da los gitanes!
E poi l’interno, con la terra di argilla rossa e i muretti a secco e le finche, appunto, in calce bianca e le chiese fortificate, dove gli abitanti si richiudevano per scampare ai pirati!
Ma sono alcuni dettagli che la caratterizzano: è l’unica località che vanta un “monumento al Corsaro” e un monumento agli hippies , il primo per sottolineare le imprese di un corsaro ibizenco, Antonio Riquer Arabì che, nel 1800 con una serie di battaglie, riuscì a difendere l’Isola dai pirati musulmani con l’appoggio della Spagna, alla quale veniva promesso un quinto del bottino e il secondo perché, come ho già detto, l’Isola venne scelta come meta privilegiata dagli hippies degli anni ’60.

E questa atmosfera di libertà la respiri ovunque: a Ibiza puoi scendere per la strada e girare in mutande che nessuno ti presta attenzione, perché lì circolano le persone più improbabili, abbigliate nel modo più strano…e nessuno si volta a guardarle!
Talvolta sono stata tentata di fotografarne qualcuna, ma ho sempre il timore di infrangere quasi un patto segreto, stipulato tra la Isla e chi la frequenta! 😉

Questi, diciamo in corsa, i motivi oggettivi…
Ma decisamente più forti quelli affettivi!
Lì ho raggiunto la figlia dopo le sue peripezie nel nord-Europa, lì ho passato momenti di un’emozione incredibile, la notte in cui è nato Aidan, nell’Ospedale nuovo di pacca, inaugurato la mattina stessa, con medici e infermiere che giravano con la piantina in mano ( come ho ricordato più volte) e io e il marito che, nel cuore della notte, abbiamo rischiato di perderci nei meandri delle corsie vuote! 😉

Lì sono andata a spasso col piccolo per Figureretes, mi sono fermata con lui da Harinus a prendere il cortado col croissant…
Insomma, Ibiza, per me è uno scrigno di ricordi.

E questa volta, che potrebbe essere l’ultima…(e io e l’altra figlia, a questo punto, aggiungiamo un accorato SIGH !) ho portato il bimbo in Plaza del Parque a prendere una tostada con tomate.
Lui si è seduto composto, come un piccolo Lord e, un secondo dopo ha puntato un cameriere che usciva con vassoio pieno di ordinazioni e si è messo a strillare “Señor, señor…SIGNOREEEE !!!” e io a zittirlo!”

Eccolo qui!!! 😉

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