PROAF, ABBIAMO AVUTO.
"Proaf, abbiamo avuto un ku.o così!!!!"
E in questa sintetica frase di Mauro è concentrata l’ essenza della nostra gita a Praga! Niente riassunti, niente "temino", ma solo un paio di brevi dati: 5 giorni di sole sbombante e cielo azzurro, che nemmeno a Sharm e un Hotel corrispondente in tutto e per tutto alla fotografia e alla descrizione presenti su Internet ( dato oltremodo strabiliante!).
La prima condizione ha creato un lieve disagio, dato che i grezzetti si erano riempiti la valigia di maglioncini e felpe pesanti, e così qualcuno non ha potuto sfoderare il guardaroba a dovere, ma si è rifatto in discoteca, dove la temperatura, ovviamente, era equatoriale.
"Siete sempre a saltapicchiare in rete, ma un’ occhiata su Yahoo-meteo o meteo-Praga, non ce la potevate dare? "
La Denise si lamentava, perché la mamma le aveva consigliato il giubbino senza maniche, che lei aveva scartato a favore di quello pesante col pelo al collo e sul Ponte Carlo assolato, c’era di che squagliarsi!Ma alla fine, nelle zone d’ ombra, soprattutto al mattino, la capitale ceka si ricordava di essere nella mitteleuropa e sfoderava certe brezze frizzanti che ti rimettevano in pace con la latitudine.
L’ ALBANESE.
E dire che, "se il buongiorno si vede…", avremmo dovuto fare marcia indré subito, da Malpensa, visto che, circa un’ ora dopo il ceck-in dal quale eravamo passati indenni, siamo stati raggiunti dall’ impiegato trafelato che ci ha bloccato l’ alunno albanese, in quanto sprovvisto, tra i numerosi documenti che allegava, dell’indispensabile permesso di soggiorno.Premetto che a Scuola avevano assicurato che sarebbero bastati il passaporto albanese e il documento dell’ ambasciata con allegata una dichiarazione del preside attestante l’ iscrizione dello studente ad una scuola italiana. Ovviamente non era bastante.
Dopo tergiversazioni infinite, a base di " Ma se questo ragazzo frequenta da 12 anni una scuola italiana, è ovvio che possieda un permesso di soggiorno…" e risposte comunque perentorie, ci è stato comunicato che al limite, da Malpensa lui sarebbe potuto anche partire; il problema si sarebbe presentato a Praga, dove le autorità ceke lo avrebbero presumibilmente fermato e fatto rimpatriare, non a Milano, bensì in Albania!!
Lui passava da momenti di sconforto a momenti di lucida pazzia, tipo quando mi ha chiesto serio " Ma prof, non possiamo partire tutti domani e rientrare un giorno dopo??"
"……!!??"
Insomma, la faccenda si è conclusa, con lui che attendeva i genitori che stavano rischiando l’ incidente, per cercare di arrivare in tempo a portargli il documento; i genitori della Denise che, impotenti, chiedevano se era possibile rendersi utili in quelche modo; io che stavo con un piede fuori e uno dentro e con già tutti gli studenti accomodati sull’ aereo e l’ altoparlante che aveva iniziato a gracchiare che la prof J era pregata di imbarcarsi al più presto, che l’ aereo era pronto al decollo!
L’ ho lasciato che aveva le lacrime agli occhi e mi sono scapicollata, insieme a Paolo, che si era fermato con me, a guadagnare il portello di entrata!
Per inciso, l’ albanese è riuscito a partire il giorno successivo, al medesimo orario e io sono filata all’ aeroporto a recuperarlo…Il suo aereo ha avuto un’ ora e mezzo di ritardo, episodio che ha fatto esclamare alla mia collega " Questo è uno sfigato; io penso di non voler aver nulla da spartire con lui!!"
Ma da quel momento il reparto INGHIPPI è stato chiuso e tutto è filato alla perfezione.;-)
L’HOTEL.
Ovviamente un discorso a parte lo merita l’ hotel: una torre di 24 piani, fornita, all’ ultimo étage, di Sauna, Piscina, idromassaggio e bagno turco, che io non ho nemmeno visto, ma dove alcuni grezzetti hanno fatto ripetute incursioni preserali.
"Proaf,200 corone per un’ ora.., 300 per 3 ore !!"
"Apperò…"
"Ma no, proaff…sono solo dieci euro e qualcosina!"
"Ah beh…."
Insomma, nemmeno a dirlo che dopo un giorno a Praga la maggior parte di loro era già padrona della corona e del cambio: si destreggiavano, novelli Fugger, senza patemi; mentre io, perennemente con la mano aperta a mo’ di mendicante, contavo monetine in maniera pietosa ed ero ferma al "baratto"…. 🙂
Al mattino avevamo la guida che, al solito, si è complimentata per il comportamento degli studenti, sottolineando in modo quasi fazioso che si capiva che venivano da Milano.( Credo avesse avuto una recente esperienza molto negativa con un paio di istituti di Roma e Napoli, dato che li citava a ripetizione… a meno che non facesse parte del repertorio: parlar male di Roma e Napoli a studenti di Como e Milano e viceversa ah ah ah).
Ad ogni modo loro erano davvero ineccepibili e l’ unica che si lamentava era la collega ceka!:-)
La JANA.
Già, LEI….Educata alla scuola comunista degli anni ’60, trovava inaccettabile che al mattino gli studenti sforassero di 10’l’appuntamento con la guida ( che peraltro era tranquillissima e con la quale lei stessa conversava amabilmente in ceko); che in un paio di occasioni si presentassero in ritardo a cena o che facessero attendere il gruppo in partenza per la birreria con un leggero ritardo…
Paludata in una palandrana imbottita e arancio, chiusa in vita con un cinturone borchiato; niente minigonne, niente top iridescenti, bensì jeans neri o celesti imbrigliati dentro stivaloni color cuoio, devo dire che era addirittura SOBRIA nell’ abbigliamento: direi IRRICONOSCIBILE!!!! 🙂
Unico segno di riconoscimento, il linguaggio.
Dopo 5′ di attesa, già era nervosa.
"Dove Kaxxo sono quei tre coi capelli in piedi?"
" Chi, Jana?"
"Ma quei tre co…oni che si fano sempre aspetare, di ki vuoi ke parlo..!" e mi fissava imbestialita.
"Proaf proaf, sono su in camera a farsi la piastra!!"
"Ma vaffà…pégio dele dòne.."
Insomma, la scena era reiterata. Alla fin fine lei li affrontava, si piazzava davanti col suo metro e ottantacinque e sibilava in faccia ai malcapitati "Ki Kaxxo credi di esser tu, che ti permetti di non rispettare gli altri? Vedi che il tuo tempo vale esattamente come il nostro. Metitélo bene dentro qvel tuo cervélo di galìna. La prossima volta ti lasciamo in hotel!"
Insomma, io ho tentato di spiegarle che in 18 anni di gite alle Superiori, il ritardatario di turno è un must che, di volta in volta, prende il nome di Paolo, Davide, Marco…ma è sempre lui e che, tutto sommato, non fa molti danni, al di là del principio ( che è anche giusto) e che quest’ anno si chiamasse Paolo e Matteo era una pura convenzione, ma che ce lo dovevamo aspettare, come la statua di Giovanni Nepomuceno sul ponte Carlo o i gabbiani sulla Moldava.
E che, in fondo, rispetto alle trasgressioni d’ altra natura, un "malo" ritardo non era poi gravissimo!
"Tu sei propio una mama italiana, lasiatelo dire, cara Li..", mi diceva ridendo.
Niente: non appena impomatati e profumati uscivano dall’ ascensore con 5′ di ritardo, scattava l’ attacco " Ma ki kaxxo credi di essere tu!!!!" ;-))
L’ ultimo giorno se ne è andata col treno in una casa di campa
gna che possiede fuori Praga e la sera è tornata stranita..Mi ha confessato di avere provato quasi una crisi di panico e di essersi chiesta più volte chi kaxxo fosse lei. Era seria mentre me lo diceva e l’ ho guardata sotto un punto di vista nuovo. Quello di una persona, sicuramente stressata e forse depressa, come confessa lei, che vive in Italia da quasi trenta anni, che ha 4 figli ( due coppie di gemelli) di 16 e 8 anni; che passa la giornata tra propblemi, movimenti, grida e litigi. In rotta totale col marito, che ha sottolineato la sua partenza per Praga con suonate a base di " Eh si’, la mamma se ne va…", mentre i due piccolini la guardavano stupiti.
" E sai, quel co…..e di mio marito insisteva e poi mi chiede se ho fatto almeno la spesa…e c’ era il congelatore pieno e io gli ho detto, ma vaffa….o, nemmeno hai guardato, che già fai le battute!"
E così ho capito che forse dietro quel suo vestirsi "strano" c’è qualcosa di più di un esibizionismo, ma c’è la voglia di far vedere agli altri che lei c’è, dato che ormai, a quanto pare da anni, è diventata, per il marito, completamente trasparente.
E starsene in campagna, nel silenzio, per un’ intera giornata, senza le grida dei bambini, senza l’ atmosfera pesante di casa, senza la spesa, la palestra, il corso dei piccoli, le solite pressanti quotidianità di chi non ha ancora i figli autonomi, in un’ atmosfera dove respiravi l’ aria di quando eri bambina, in mezzo alla lingua che ti è sempre corsa nelle vene, beh, sì, le ha creato davvero una specie di straniamento….
"Jana _ le ho detto – ma tu ci torneresti a vivere qui a Praga?"
"No!No, non ci tornerei, assolutamente…"
Forse inaspettata, mi è arrivata la risposta secca e davvero decisa.
LA METROPOLITANA.
Terribile come nel ricordo dell’ ultima volta che l’ avevo presa, la scala mobile della Linea A ( quella che passa sotto la Moldava) è riuscita ad accopparmi in un paio di occasioni.
"Pristy stranice: Museum!"recitava il rullo dentro la vettura, per avvisare della fermata successiva. Noi cavalcavamo sulla rossa, la C, tutto sommato abbordabile. Certo, io chiudevo comunque gli occhi e dovevo avere davanti e dietro il muro dei ragazzi, perché comunque era lunga almeno il doppio delle normali scale della metro milanese, ma si poteva fare.
Il giorno in cui abbiamo trasbordato sulla A, per andare al Ghetto, sono morta.
Una scala assurda, lunga come la fame, che non potevo nemmeno sbirciare di sottecchi, altrimenti là sotto ci sarei rimasta a vita. Mi è bastato il tempo impiegato a percorrerla, con gli occhi serrati e le braccia agganciate entrambe al corrimano.
Pensavo alla Moldava, pensavo " neutro" il più possibile, ma i pensieri finivano sempre lì. I minuti passavano e io mi vedevo, dall’esterno, appesa a questa scala, sempre più alta e con alle spalle una vuoto che diventava voragine. Quando le gambe iniziavano a irrigidirmisi in modo preoccupante e le braccia mi parevano andare fuori controllo ed essere in grado di lasciare la presa…è arrivata la voce attesa di Loris che mi ha detto " Prof, apra gli occhi: tranqui, siamo arrivati!"
Domanda: ma a Praga solo io mi paralizzo sulle scale del metro?
LE DISCOTECHE.
Me ne sono dovuta sorbire un paio. Quella "storica" al ponte Carlo, su quattro piani e la DUPLEX della p.za San Venceslao.
Nelle altre tre volte in cui ero stata a Praga mi ero defilata, lasciando gli studenti in balia del collega maschio di turno, spesso giovane, che li aveva accompagnati volentieri.
E io me ne ero stata in camera a leggere…sempre molto volentieri.
Stavolta ho dovuto andare.
Allora, una ressa infernale, al di sopra delle aspettative: tutti studenti e al 90% italiani…;-)
Divertente il settore "professori". Si entra "a gratis" e i gestori hanno l’ accento romagmolo!!:-)
Appena entrati arriva il "tutor" di turno che ci assiste fino al tavolino riservato, sul quale si materializzano subito una bottiglia di spumante e due bicchieri.
Scesi gli scalini ci si accorge che al tavolo vicino ci sono due facce inequivocabilmente da "sala proff"…Breve occhiata d’ intesa, sorrisetto complice e voce che dice " Ciao, ce tocca!"
E così, ecco la collega di latino e greco del classico di Frosinone, ed ecco italiano dell’ ITC di Ravenna e lì vicino un omino piccolo e tondo, con un gilè e i capelli grigi, che già sta bevendo il suo spumante e che, dopo una mezz’ oretta, viene investito da una mandria di ragazzotti, tutti maschi: una quinta Geometri di Macerata, che lo "preleva" al grido di " Ah professò….e venga a ballà!! ;-)) e lo trascina verso una road for hell. Da morire. Simpaticissimi.
Al termine della sarabanda, mentre ormai io sono un tutt’uno col cuscinone del divanetto, un bus, appositamente organizzato dalla Disco, ci imbarca in blocco e ci scodella davanti all’ hotel. Sono le due e la metropolitana è chiusa. Un addetto, con elenco alla mano, chiama i vari gruppi: "Comooooo, ci siete tutti?? Assieme a Livorno, forza! Ne mancano tre ( oh toh?) e allora, dai, facciamo passare Torino. Voi con Roma."
E così ce ne torniamo alle 2.15, su un pullman che si riempie di romani. Arrivati davanti alla nostra Torre che splende nella notte, una ragazza si fa scappare " Ah regà…anvedi l’ hotel de questi! Paro paro al nostro!!" E le bocche sono quasi splancate.
" Non credere_ le dico_ stavolta ci è andata bene; a volte finiamo in vere topaie…"
"Se vede che tavolta è il turno nostro!" commenta sconsolata e ride.
La porta a vetro coi cristalli si chiude dietro di noi. Entrano tutti e anche stavolta è andata.
Pristy stranice: Milano.
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POSTILLA
Domani riparto e fra un quarto d’ ora vado a rifare la valigia: destinazione Barcellona con la quinta. So che il tempo a Praga si è guastato, dato che abbiamo altre quattro classi là, in questi giorni. E’ prevista la neve.
Anche in Catalunya non farà un gran caldo, Ma ne riparleremo fra una settimana. Qua avrò come companero il collega bergamasco ( quello di Informatica).
Marco, con l’ aria incattivita, ieri mi ha detto :
" Proaf, io sono anche disposto ad alzarmi alle 6.30, glielo assicuro; ma faccia in modo che il prof non venga a squassarci le porte tutte le mattine, come a Parigi, gridando " Svegliaaaaaaaaaaaa, a mangé…….sono il pròfeeeeeeeeeeeeeee….sono il pròfeeeeeeeeeeeeeeee…..; il pròfeeeeeeeeeee!!"
Lo scorso anno io ero sotto gli abbaini di Parigi, con la mia collega ed ero del tutto ignara che al primo piano andasse in scena un delirio simile.
A risentirci! 😉